Giovanni Cavero

On Display Now

Featured Work

«Un giorno non riuscivamo a prendere pesci, così pensai che conveniva dipingerlo…».

Sogni e racconti del Mediterraneo rivivono nei colori di un artista gigliese.

Pittura

Scultura

L’Artista

Cavero

di Dante Matelli

... Disegna la Natura, ma le forme della realtà non sono che tracce visibili di una forma più grande e primitiva, perché trascendono la loro convenzionalità/consuetudine/semplicità in un continuo movimento, le une nelle altre, per sfuggirsi e completarsi. Liquidità. Metamorfosi.

Le barche, gli scafi sono dunque ricordi del corpo primario femminile. Nei legni appoggiati dal mare sulla spiaggia risuonano le voci archetipe di pesci e mostri marini di cui l’artista identifica e insegue le orme. Ma gli incanti tra Natura e artista non sono mai casuali…

I cieli dei tetti, i colori dei porti e delle architetture in miniatura, diventano tessere di mosaici suggeriti dal cromatismo del Meditarraneo. Ai rami di un pino o di una palma vengono alterate le grammatiche visive con pochi tocchi: riprendono allora la loro essenza di serpenti precolombiani, grazie alle aggiunte di incrostazioni turchesi e di conchiglie, oppure di dèi della civiltà Benin o Mali, di quell’arte fatta di terra e di cielo che influenzò Picasso e Modì…

“La Cala dell’Allume”
L’universo artistico di 

di Stefania Severi

Il mare racconta… dagli albori della storia il mare ha alimentato miti e leggende. Venere divina nasce dalla spuma del mare.

Il mare e la barca sono metafore della vita, nella speranza di non doversi trovare in alto mare e giungere ad un porto sicuro. L’approdo è luogo salvifico, nella fiducia di incontrare Nausicaa, ma è anche inquietante nel rischio di imbattersi nella Maga Circe.
Il mare racconta… e il navigante, «nell’ora che volge al disio», pensa agli affetti lontani, ma, sulla terra ferma anela, come Ulisse, a mettersi «per l’alto mare aperto».

Il mare racconta… con gli scogli erosi dal vento, con le conchiglie ed i relitti che si arenano sulla battigia. Forme strane e curiose, che il vento e l’acqua hanno plasmato e che l’occhio amante del mare ha fatto propri. Già, perché per leggere i racconti del mare ci vuole un’anima sensibile. Molti ce l’hanno, ma solo un artista è in grado non solo di leggerli, ma anche di aggiungere nuove pagine a quei racconti. È proprio questo che fa Giovanni Cavero. E riesce a farlo per molteplici motivi, prima di tutto perché è un isolano, vive all’isola del Giglio, poi perché è un marinaio ed infine perché è un artista.
La combinazione di questi elementi ha dato vita ad un arte che vede coniugati insieme gli elementi che il mare restituisce e l’intervento dell’artista. Cavero dipinge il mare, le barche, i porti, le persone sotto l’ombrellone… lo fa sostenuto dagli studi artistici da lui seguiti, quindi in maniera puntuale sotto il profilo tecnico.

Ma poi è scattato in lui il desiderio di non limitarsi alla raffigurazione, ma di far rivivere il mare, che tanto ama, attraverso le tracce materiche abbandonate sulle spiagge. In particolare è la Cala dell’Allume, una piccola baia dell’Isola del Giglio, in cui le maree fanno confluire vari reperti, il luogo in cui egli si pone alla ricerca dei racconti del mare: sassi e frammenti di vetro curiosamente levigati, legni corrosi dalla salsedine, rocce consunte e scavate dal vento… questi sono le materie, i colori e le forme di cui Cavero si serve per le sue sculture ed i suoi pannelli.

Ecco un gioioso cavalluccio marino, dinamicamente scattante e dall’espressione dolce, sembra riposarsi su uno scoglio da una corsa tra le onde, il suo fremito è ancora percepibile sull’esile corpo. Ecco un truce coccodrillo, con le enormi fauci spalancate, pronto a ghermire la preda, l’enfasi dei grossi denti aguzzi, tuttavia, lo sdrammatizza, così da sembrare più che vero, un personaggio da favola; viene quasi da tendere le orecchie per cercar di sentire il tic-tac dell’orologio di Capitan Uncino, finito nella sue fauci. Ecco l’elegante delfino, che sembra colto in un’aerea evoluzione; il suo dorso liscio e scattante invita alla carezza, vorremmo quasi salirvi sopra e per lasciarci da lui trasportare nel mistero degli abissi. E ci sono anche l’agile pesce spada ed una languida donna sullo scoglio. Surreale è la coppia di sandali da spiaggia con l’alta zeppa, a ben guardarli uno è un vero sandalo, l’altro lo ha plasmato il vento. Divertissements certo, ma anche atteggiamento di sofferto amore per un mondo che si vuole sottrarre all’inquinamento e restituire al «bello», inteso come natura incontaminata e rigogliosa.

È questo il messaggio sotteso a queste opere. Rispetto per il mare, per le sue bellezze, per i suoi tesori e quindi rispetto per la vita che, come indica il ricordato mito di Venere, nasce proprio dal mare.

Le opere di Giovanni Cavero esposte in questo sito sono protette da copyright © 2021

Pin It on Pinterest