L’Artista

Giovanni Cavero è un artista dell’Isola del Giglio nell’Arcipelago toscano.
Ha studiato alla Scuola d’Arte di Firenze e alla Accademia delle Belle Arti di Roma. Ha insegnato disegno e acquarello nelle scuole pubbliche e in corsi privati. Il suo lavoro spazia dalla pittura, con un’ampia ricerca cromatica ispirata al mondo isolano, alla scultura in legno, creta e bronzo di figure e oggetti semplici e potenti, incantati in un respiro universale e senza tempo. Le sue opere vantano un discreto numero di collezionisti sparsi per il mondo, e sono esposte al pubblico nella Galleria personale dell’artista che si trova sull’Isola del Giglio.
© Giovanni Cavero 2021 – info@giovanni-cavero.com /+39-335 6818 703
Autoritratti


Cavero
di Dante Matelli
... Disegna la Natura, ma le forme della realtà non sono che tracce visibili di una forma più grande e primitiva, perché trascendono la loro convenzionalità/consuetudine/semplicità in un continuo movimento, le une nelle altre, per sfuggirsi e completarsi. Liquidità. Metamorfosi.
Le barche, gli scafi sono dunque ricordi del corpo primario femminile. Nei legni appoggiati dal mare sulla spiaggia risuonano le voci archetipe di pesci e mostri marini di cui l’artista identifica e insegue le orme. Ma gli incanti tra Natura e artista non sono mai casuali…
I cieli dei tetti, i colori dei porti e delle architetture in miniatura, diventano tessere di mosaici suggeriti dal cromatismo del Meditarraneo. Ai rami di un pino o di una palma vengono alterate le grammatiche visive con pochi tocchi: riprendono allora la loro essenza di serpenti precolombiani, grazie alle aggiunte di incrostazioni turchesi e di conchiglie, oppure di dèi della civiltà Benin o Mali, di quell’arte fatta di terra e di cielo che influenzò Picasso e Modì…
“La Cala dell’Allume”
L’universo artistico di
di Stefania Severi
Il mare racconta… dagli albori della storia il mare ha alimentato miti e leggende. Venere divina nasce dalla spuma del mare.
Il mare e la barca sono metafore della vita, nella speranza di non doversi trovare in alto mare e giungere ad un porto sicuro. L’approdo è luogo salvifico, nella fiducia di incontrare Nausicaa, ma è anche inquietante nel rischio di imbattersi nella Maga Circe.
Il mare racconta… e il navigante, «nell’ora che volge al disio», pensa agli affetti lontani, ma, sulla terra ferma anela, come Ulisse, a mettersi «per l’alto mare aperto».
Il mare racconta… con gli scogli erosi dal vento, con le conchiglie ed i relitti che si arenano sulla battigia. Forme strane e curiose, che il vento e l’acqua hanno plasmato e che l’occhio amante del mare ha fatto propri. Già, perché per leggere i racconti del mare ci vuole un’anima sensibile. Molti ce l’hanno, ma solo un artista è in grado non solo di leggerli, ma anche di aggiungere nuove pagine a quei racconti. È proprio questo che fa Giovanni Cavero. E riesce a farlo per molteplici motivi, prima di tutto perché è un isolano, vive all’isola del Giglio, poi perché è un marinaio ed infine perché è un artista.
La combinazione di questi elementi ha dato vita ad un arte che vede coniugati insieme gli elementi che il mare restituisce e l’intervento dell’artista. Cavero dipinge il mare, le barche, i porti, le persone sotto l’ombrellone… lo fa sostenuto dagli studi artistici da lui seguiti, quindi in maniera puntuale sotto il profilo tecnico.
Ma poi è scattato in lui il desiderio di non limitarsi alla raffigurazione, ma di far rivivere il mare, che tanto ama, attraverso le tracce materiche abbandonate sulle spiagge. In particolare è la Cala dell’Allume, una piccola baia dell’Isola del Giglio, in cui le maree fanno confluire vari reperti, il luogo in cui egli si pone alla ricerca dei racconti del mare: sassi e frammenti di vetro curiosamente levigati, legni corrosi dalla salsedine, rocce consunte e scavate dal vento… questi sono le materie, i colori e le forme di cui Cavero si serve per le sue sculture ed i suoi pannelli.
Ecco un gioioso cavalluccio marino, dinamicamente scattante e dall’espressione dolce, sembra riposarsi su uno scoglio da una corsa tra le onde, il suo fremito è ancora percepibile sull’esile corpo. Ecco un truce coccodrillo, con le enormi fauci spalancate, pronto a ghermire la preda, l’enfasi dei grossi denti aguzzi, tuttavia, lo sdrammatizza, così da sembrare più che vero, un personaggio da favola; viene quasi da tendere le orecchie per cercar di sentire il tic-tac dell’orologio di Capitan Uncino, finito nella sue fauci. Ecco l’elegante delfino, che sembra colto in un’aerea evoluzione; il suo dorso liscio e scattante invita alla carezza, vorremmo quasi salirvi sopra e per lasciarci da lui trasportare nel mistero degli abissi. E ci sono anche l’agile pesce spada ed una languida donna sullo scoglio. Surreale è la coppia di sandali da spiaggia con l’alta zeppa, a ben guardarli uno è un vero sandalo, l’altro lo ha plasmato il vento. Divertissements certo, ma anche atteggiamento di sofferto amore per un mondo che si vuole sottrarre all’inquinamento e restituire al «bello», inteso come natura incontaminata e rigogliosa.
È questo il messaggio sotteso a queste opere. Rispetto per il mare, per le sue bellezze, per i suoi tesori e quindi rispetto per la vita che, come indica il ricordato mito di Venere, nasce proprio dal mare.
STUDIO ARTISTICO
Via Thaon the Revel 31, 58012 Isola del Giglio (GR)
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t +39 335 6818703
